Re Artù: personaggio storico o invenzione letteraria ?

LA PARABOLA DEI SAMURAI (1)

CAPITOLO 1: LA NASCITA E GLI SVILUPPI DEL CICLO ARTURIANO

“Molti sostengono, in molte parti d’Inghilterra, che il re Artù non è morto, ma che per volontà di Nostro Signore Gesù andò in un altro luogo; e dicono che tornerà; tuttavia, non voglio affermare qui che sarà così, invece dico che qui in questo mondo cambiò vita. Molti però affermano che la sua tomba rechi l’iscrizione: Hic iacet Arthurus, rex quondam rexque futurus”.

Si conclude così, con parole veramente oscure, uno dei capitoli finali di Le morte Darthur, scritto dall’inglese Thomas Malory nel 1470 circa (ma pubblicato postumo nel 1485). Malory, che nel suo romanzo raccolse e rielaborò tutte le leggende inglesi e francesi su re Artù fin lì note, mostra un’insolita cautela riguardo alla sorte del re di Camelot. Un atteggiamento di prudenza che, in un autore solitamente spregiudicato come lui, rivela quanto, anche ai suoi occhi, la fine del leggendario re bretone dovesse apparire indecifrabile. Ma partiamo con il tessere la storia del mito, nei capitoli successivi analizzeremo prima la biografia del sovrano mitologico e poi le probabili interpretazioni storiche. Tutto inizia con alcune cronache successive al V-VI secolo nelle quali possiamo leggere le gesta di un condottiero britannico chiamato Artù che sconfisse i Sassoni. Alla metà del IX secolo il monaco gallese Nennio stende la sua Historia Brittonum ove cita per la prima volta il nome di Artù in un testo storico, forse ricavandolo da leggende popolari sedimentate in antichi poemi celtici. Un secolo dopo un ignoto scrive gli Annales Cambriae dove troviamo per la prima volta testimonianza della Battaglia di Camlann tra Artù e Mordred, conclusasi con la morte dei due contendenti. Nel 1136 il chierico gallese Geoffrey di Monmouth scrive un’altra importante opera, la Historia Regnum Britanniae: in essa Artù viene descritto come un re nobile e cristiano a capo di una corte di cavalieri. È evidente nella stesura del testo l’influenza della contemporanea civiltà feudale e sono evidenti anche i tratti del Re-Crociato andatisi creando a partire dalla Prima Crociata (1095-1099). A questo si aggiungeva il fatto che Geoffrey cercò di creare un antenato di straordinaria grandezza per la dinastia dei Plantageneti, arrivata al trono grazie al matrimonio tra Matilde d’Inghilterra e Goffredo V d’Angiò, come lo era Carlo Magno per i sovrani francesi. A metà dello stesso secolo il poeta anglonormanno Robert Wace, nel Roman de Brut, conia il mito della Tavola Rotonda, cuore politico del regno di Camelot. Nel 1191 avvenne una scoperta sconcertante. Presso l’abbazia di Glastonbury, a sud dell’odierna Bristol, venne ritrovata la presunta tomba di Artù. Identificata grazie ai suggerimenti di Enrico II, al quale il luogo di sepoltura era stato rivelato da un bardo, la tomba consisteva in una lapide di marmo sotto la quale c’erano una croce di piombo e una pietra con l’iscrizione:

“Hic iacet inclitus rex Artorius cum Wenneveria uxore sua secunda in insula Avalonia sepultus”

“Qui giace il famoso re Artù sepolto con Ginevra, sua seconda sposa, sull’isola di Avalon”. La pietra si trovava nella cripta dell’abbazia e, quando venne sollevata, rivelò una bara di legno con all’interno le ossa di un uomo gigantesco, che mostrava i segni di varie ferite. Al suo fianco, i resti di una donna il cui cranio conservava una treccia bionda che si polverizzò non appena fu toccata da un monaco. Da quel momento, l’abbazia divenne il luogo di culto più venerato di tutta l’Inghilterra, omaggiato dalla stessa famiglia reale. Nel 1230 circa l’anonimo romanzo francese La morte di Artù racconta la fine del re, trasportato sull’isola di Avalon da Morgana, e il successivo ritrovamento della sua tomba da parte di un cavaliere di Camelot.

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Le torri d’ingresso del castello reale di Windsor, nell’Inghilterra sudorientale. Talvolta identificato come la mitica sede di Camelot, il castello fu iniziato nel 1066 da Guglielmo il Conquistatore, e poi più volte ampliato e ristrutturato
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Incisione che riproduce la croce di piombo ritrovata nel 1191 presso l’abbazia di Glastonbury
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L’abbazia di St. Mary, a Glastonbury: fondata secondo la leggenda nel II secolo d.C., in epoca medioevale era una delle più ricche dell’intera Inghilterra

CAPITOLO 2: LA BIOGRAFIA IMMAGINARIA DI RE ARTÙ

Dell’Artù storico, ammesso che un sovrano con questo nome sia mai davvero esistito, sappiamo poco o nulla. È possibile invece ricostruire una biografia immaginaria del mitico re di Camelot utilizzando come fonte le decine di leggende e romanzi dedicate alla sua figura. Sulla base di questi testi narrativi, si può affermare che Artù fosse figlio del re dei Britanni Uther Pendragon, che lo generò con la duchessa di Cornovaglia Igraine grazie a un sortilegio di Merlino, che gli fece assumere le sembianze del marito della donna. Artù trascorse l’infanzia lontano dalla corte, sotto la tutela di sir Hector, uomo di fiducia di Merlino. Poi, alla morte di Pendragon, conquistò il trono, riuscendo – unico tra i pretendenti alla corona – a estrarre la spada che Merlino aveva conficcato nella roccia. Subito dopo sposò Ginevra, principessa di straordinaria bellezza, e insieme a lei fondò a Camelot una fastosa corte, dove si riunirono tutti i più nobili cavalieri della Britannia. Fu questo il periodo di maggior splendore del regno di Artù, che allargò i propri possedimenti oltre le isole britanniche e giunse a sconfiggere gli stessi Romani. Quando la spada che aveva estratto dalla roccia si ruppe in battaglia, Merlino gliene consegnò un’altra ancora più bella, ricevuta in dono dalla misteriosa Dama del Lago: si chiamava Excalibur e rendeva invincibile chiunque la impugnasse. Nello stesso periodo, i Cavalieri della Tavola Rotonda iniziarono la ricerca del Sacro Graal, la coppa utilizzata nell’Ultima Cena. L’epoca d’oro di Camelot terminò quando il più valoroso tra i suoi cavalieri, Lancillotto, si innamorò ricambiato della regina Ginevra. La loro relazione fu rivelata al sovrano da alcuni cavalieri gelosi di Lancillotto e questi, temendo il peggio, dovette fuggire da Camelot. Artù, allora, si gettò al suo inseguimento, ma poiché il nipote Mordred, a cui aveva affidato temporaneamente il regno, tentò di impadronirsi a tradimento della corona, Artù lo sfidò in una battaglia nella quale perse la vita insieme al suo rivale. Ebbe così termine lo splendido regno di Camelot.

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Lancillotto e Ginevra sorpresi da Artù mentre si baciano. La relazione tra la regina e il cavaliere divenne nei romanzi del ciclo bretone del XII-XIII secolo l’archetipo dell’amore cortese. Miniatura francese del XIV secolo.
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Artù ordina a sir Bedivere di lanciare la sua spada Excalibur nell’acqua; una mano la afferra e si immerge con essa. Questo è uno degli ultimi atti della storia, che si conclude con la sepoltura di Ginevra a Glastonbury e la morte di Lancillotto.

CAPITOLO 3: ARTÙ È AMBROSIO AURELIANO ?

Ambrosio Aureliano è il personaggio storico che secondo alcuni storici si nasconderebbe dietro la maschera letteraria di Re Artù, ma ci sono alcuni problemi.

  1. Anche sulla storicità di Ambrosio Aureliano siamo incerti, sebbene per alcuni fu lui a condurre alla vittoria i Romani contro gli Anglosassoni nella battaglia di Monte Badon (519 d.C. ?)
  2. Gildas di Rhuys è l’unico testimone che lo menziona come capo dei britannici romanizzati, mentre altri scrittori come Beda il Venerabile e Nennio fanno riferimento ad altre fonti
  3. Nella Historia Brittonum di Nennio viene descritto in un contesto mitologico, quello della fotezza di Dinas Emrys dove si trovano due draghi
  4. Secondo Geoffrey di Monmouth Ambrosio Aureliano era il responsabile della costruzione di Stonehenge

Questi sono solo alcuni punti che mettono in discussione la teoria della storicità di Re Artù. Una teoria più interessante e molto più probabile, lo vede come un mosaico composto da diverse personalità più o meno storiche.

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I due draghi sotto la fortezza di Dinas Emrys (ossia “Fortezza di Ambrosio” in gallese)

2 pensieri su “Re Artù: personaggio storico o invenzione letteraria ?

  1. La mia formazione mi ha fatto gustare particolarmente questo contributo.
    Ero convinta che Excalibur fosse la spada nella roccia..
    Da ragazzina avevo un libriccino con la storia raccontata dalla Disney..

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